L'OLIO DI OLIVA COME CURATIVO

Spesso i prodotti vegetali (piante, foglie, bacche, frutti, semi ed oli estratti da questi) sono stati un riferimento più o meno affidabile per gli antichi guaritori.

Si accenna in più opere al ricorso all'olio di oliva e agli unguenti aventi come base sempre questo olio anche se non vi era solo implicazione di natura curativa ma spesso religiosa, quanto non addirittura folcloristica.

Si sa con certezza che molte sostanze vegetali erano al tempo stesso cibo, nutrimento e farmaco.

L'arte del guarire per i suoi caratteri magici e sacri era riservata alle divinità e agli eroi o comunque alle persone considerate eccezionali.

Di unguenti, di pozioni, di preparati che avevano come base l'olio di oliva se ne parla in molte opere anche se spesso gli autori più recenti si rifanno supinamente a ciò che altri autori prima di loro avevano lasciato scritto.

Forse Ippocrate, uno dei maggiori studiosi di medicina dell'antichità, nato nell'isola di Coo nel 460 a.C. fissò per primo le basi di una medicina fondata su basi razionali fuori dai condizionamenti della filosofia.

Considerò, nei suoi numerosi trattati l'impiego dell'olio di oliva per- rimediare alcuni guasti prodotti all'organismo e al corpo umano in generale.

Teofrasto, filosofo e scienziato greco nato nell'isola di Lesbo intorno al 371 a.C. fu il continuatore di alcune ricerche e applicazioni che già altri avevano eseguito.

Anche lui fa spesso riferimento all'olio e alla virtù sia dei suoi frutti che di questo liquido utilizzato dai primi curatori ufficiali della medicina greca.

Bisognerà poi attendere il I secolo d.C. che sulla scena appaia Pedanio Dioscoride, un medico naturalista greco nato probabilmente ad Anazarba in Cilicia nel I secolo d.C., che darà vità ad un trattato più puntiglioso e scientifico sulle virtù dell'olio di oliva.

Nel suo trattato "De materia medica" affronta per primo, in chiave prettamente scientifica, l'uso dell'olio di oliva "ottimo nell'uso della sanità, è quello, che si cava dalle olive immature, il quale è chiamato "omphacino", cioè acerbo, e di questo quello è il migliore, che è nuovo, odorato, et non mordace al gusto. Questo è utile nel comporre gli unguenti, et è sano allo stomaco per essere egli costrittivo".

Facciamo subito una riflessione e scopriremo che Dioscoride anticipa quello che la scienza, i degustatori e gli esperti apprezzeranno dell'olio ottenuto da olive non a completa maturazione, che è olio fresco, profumato, fruttato, e non "audace" o aggressivo per una minore acidità oleica che solo a completa maturazione si farà più elevata.

Ma anche Plinio, come abbiamo potuto leggere nel suo libro XV della "Naturalis Historia", si era prodigato nel suggerire alcuni usi dell'olio di oliva; così Marco Porcio Catone nel suo "De Agricoltura" anche se con comprensibili licenze di natura patriarcale consiglia l'uso dell'olio di oliva per alcuni interventi di medicina sia interna che esterna.

Claudio Galeno, medico greco, nato a Pergamo nel 130 d.C. e vissuto quasi esclusivamente a Roma dove fu medico della corte imperiale, specie sotto Marco Aurelio, fu il più sensibile verso il ritorno alla filosofia e alle tradizioni religiose della scienza medica.

Si fece "corrompere" da questa sua tendenza tanto che nelle sue ricerche tenne sempre presenti i problemi filosofici e religiosi condizionando gli studi alle esigenze sia teoriche che teologiche.

Seguì molto l'influsso della scuola ippocratica anche se determinò una nuova corrente denominata in seguito "galenismo" basato sulla equilibrata concezione della medicina come arte e come scienza. Anche lui pone l'olio di oliva tra gli elementi determinanti per la cura di alcune patologie.

Vi è poi un susseguirsi di periodi bui nei quali la medicina ufficiale, impoverita per la mancanza di studiosi di un certo livello, si disinteressa dei benefici dei rimedi naturali come quelli dell'olio di oliva.

La Scuola Salernitana si può considerare la grande assente per quanto concerne l'utilizzo dell'olio di oliva poiché in generale per gli studiosi di questa tendenza l'olio era poco considerato sia come alimento che come rimedio ai mali.

Solo Avicenna, medico musulmano nato in Persia presso Buchara nel 980 d.C. (il suo nome originale era Abu 'Ali AI-Husayn Ibn Sina), in questo periodo "buio" si compiace di far riferimento all'olio di oliva come elemento determinante per la cura di alcune patologie.

Vedremo ancora scritti di Pierandrea Mattioli, medico e naturalista senese (1500 - 1577), che nel suo "Nelli sei Libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, della materia medicinale" stampato in Venezia nel 1585, si legge: "...al tempo d'oggi di appresso a noi.. non si costuma di fare percioché comunemente nell'uso nostro cotidiano adoperiamo noi quello, che si cava dalle ben mature olive: come che molti etpiù dolce et più alla sanità conferente, se lo facciamo cavare dalle olive immature, colte nel tempo, che già fatte ben gialle, cominciano leggermente a rosseggiare...".

Non c'è contraddizione rispetto ai suggerimenti di Diodscoride e di Avicenna che volevano un olio "omphacino" ottenuto da olive immature.

Castore Durante, medico naturalista, nel Marzo del 1585 rivolge umile e calda preghiera all'illustre Hieronimo Rusticucci Cardinale Amplissimo di sua Santità Gregorio XIII affinché conceda la benevolenza e la protezione per la pubblicazione del suo "Herbario Nuovo".

Tra le altre piante e rimedi per "fanar le più difficili infirmitá del corpo humano", descrive due tipi di olivo: quello domestico e quello selvatico e le virtù dell'olio che da queste piante si ricava.

Comunque passeranno ancora alcuni secoli per giungere alla moderna scienza dietetica che rivaluta l'olio di oliva come parte integrante non solo della quotidiana alimentazione ma anche per stare bene in salute per merito degli equilibri che l'olio di oliva ha nella sua composizione di acidi grassi insaturi e poliinsaturi.